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giovedì, febbraio 26, 2009

Giovanna di Savoia, Regina di Bulgaria


Giovanna di Bulgaria, nata Giovanna Elisabetta Antonia Romana Maria di Savoia (Roma, 13 novembre 1907 – Estoril, 26 febbraio 2000), figlia del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena, fu regina di Bulgaria.

Nel 1927 incontrò per la prima volta il futuro Re di Bulgaria Boris III e il 25 ottobre 1930, ad Assisi con ufficio del Podestà di Assisi Arnaldo Fortini incaricato da Sua Maesta Vittorio Emanuele III ( padre di Giovanna ), si sposarono con rito cattolico.
Essendo lo zar di religione ortodossa, venne celebrata una seconda cerimonia a Sofia.
Dal matrimonio nacquero due figli: la Principessa Maria-Luisa (13 gennaio 1933, Sofia) e l'erede al trono Simeone II di Bulgaria (16 giugno 1937, Sofia).

Caduto il comunismo, tornò per la prima volta in Bulgaria nel 1993, dove fu accolta con grande entusiasmo, per il cinquantenario della morte di suo marito Boris.
Morì a Estoril il 26 febbraio del 2000, ma volle essere sepolta in Italia nel Cimitero di Assisi, Cappella dei Frati. Era infatti devotissima a San Francesco e Terziaria francescana.
Giovanna, durante il regno, fu popolare presso i Bulgari. Lo storico francese Ristelhneber definì la sua vita: "Tutto un esempio di semplicità e di dignità".

domenica, febbraio 22, 2009

Un nepalese vuole salvare le statue dei re


Lo scorso anno la monarchia nepalese è stata rovesciata dai rivoluzionari maoisti che ora governano il paese, ma un uomo è determinato a mantenere viva la loro memoria.
Laxman Khadka si è dedicato a preservare le statue di pietra degli ex re che ancora decorano le strade della capitale Kathmandu.

Le statue sono state danneggiate durante le proteste nel 2006 che costrinsero re Gyanendra a lasciare il trono e quindi la fine della monarchia Hindu che governò per circa 240-anni.

Mentre dipinge una statua del re Birendra, Khadka ha dato che con questi attacchi si rovina la cultura nepalese e si ignora la famiglia reale che contribuì alla storia della Nazione,

"Appena mi accorgo che le statue sono imbrattate, io per prima cosa le pulisco con acqua e sapone, e quindi le dipingo .
"Birendra era una brava persona. Voleva che Nepal fosse un paese in pace, ma morì prima che lui potesse vedere il suo sogno", ha detto Khadka, prima di salire su una scala a pioli, armato di una tanica di vernice verde ed un pennello.

In strane circostanze Birendra, la regina Aishwarya e altri membri della famiglia reale furono uccisi nel 2001 presso il palazzo da un principe ereditario ubriaco che più tardi si uccise.
In seguito giunse al trono Gyanendra il quale - prima che la monarchia cadesse nel 2008 - ci fu un periodo di governo di emergenza.

Khadka disse che non è un monarchico, ma ama il suo passato e il paese ed ha deciso di salvare le statue in segno di rispetto per il ruolo che gli ex re hanno svolto per la creazione e lo sviluppo del Nepal.
"Il re ci hanno dato l'identità di essere nepalesi. Senza i loro sforzi, non sarebbe mai esistito la nazione nepal", ha dichiarato il sessantenne Khadka, un ex agricoltore.

La famiglia reale è stata infine consegnata alla storia lo scorso anno quando i maoisti hanno dichiarato la repubblica Nepalese.
Dopo la vittoria elettorale dei maoisti, il Vice Primo Ministro Bamdev Gautam ha annunciato che tutti i monumenti reali nei luoghi pubblici sarebbe stati rimossi e sostituiti da statue dedicati ai "martiri".
Il portavoce del ministero Nabin Ghimire la settimana scorsa ha detto che il governo deciderà di spostare le decine di statue a grandezza reale fuori dalle valli di Kathmandu.

"Le statue sono il patrimonio del Nepal. Essi raccontano la nostra storia. Il governo non può cancellare il passato, eliminando loro", ha detto Khadka.

Prithvi Narayan Shah, il primo nella linea di successione Shah, è considerato fondatore del moderno Nepal unendo un mosaico di piccoli feudi himalayana nel 1769.

"Credo che il lavoro che faccio è molto utile. Il Popolo dovrebbe apprezzarmi. Essi mi riconoscono me per quello che sto facendo."
Khadka ha dichiarato che il suo impegno gli causa delle difficoltà interne.
"Mia moglie e figli non mi rispettano, perché mi hanno detto che metto in difficoltà la reputazione della famiglia nella società, ma non ho rimpianti".

Khadka, che si finanzia con donazioni da amici, ha iniziato a pulire le statue otto anni fa, quando la monarchia è stata distrutta da una crescente e violenta insurrezione maoista.
Nel 2006, un gruppo di maoisti lo hanno scoperto che puliva una statua di Prithvi Narayan Shah, padre fondatore del Nepal.

"Circa 40 maoisti vennero per distruggere la statua circondandomi. Ma dopo un pò, mi permisero di portare avanti il mio lavoro. Essi pensavano che facevo questo lavoro solo per passare il tempo", ha detto.

"Alcune persone pensano che sono un pazzo, ma non me ne frega niente", ha detto.
"Voglio continuare a pulire le statue finché la mia saluta me lo permetterà".


Labour of love to save Nepal's royal statues

KATHMANDU (AFP) — Nepal's monarchy may have been toppled from power last year by the Maoist revolutionaries who now govern the country, but one man is determined to keep their memory alive.

Laxman Khadka has dedicated himself to preserving the stone statues of former kings that still decorate the streets of the capital Kathmandu.

The statues were often vandalised during protests in 2006 that eventually forced king Gyanendra from the throne and ended the Hindu monarchy's 240-year rule.

Such attacks desecrated Nepalese culture and ignored the royal family's contribution to the nation's history, Khadka told AFP as he gave a statue of king Birendra a fresh lick of paint.

"Whenever I feel the statues are getting dirty, I go and treat them. First I clean them with soap and water, then I touch up the paintwork.

"Birendra was a good person. He wanted Nepal to be a zone of peace but he died before he could see his dream fulfilled," said Khadka, before climbing up a ladder armed with a pot of green paint and a brush.

In extraordinary circumstances, Birendra, Queen Aishwarya and other members of the royal family were murdered in 2001 at the palace by a drunken crown prince who later shot himself.

Gyanendra then came to the throne and for a period imposed absolute rule -- before the monarchy was finally thrown out in 2008.

Khadka said he is not a monarchist but loves his country's past and is determined to save the statues out of respect for the role that the former monarchs played in the creation and development of Nepal.

"The kings were the ones who gave us the identity of being a Nepalese. Without their efforts, Nepal would have never existed as a nation," said 60-year-old Khadka, a former farmer.

Prithvi Narayan Shah, the first in the Shah line of succession, is credited with founding modern Nepal out of a patchwork of small Himalayan fiefdoms in 1769.

The royal family was finally consigned to history last year when the Maoist-dominated constitutional assembly declared Nepal a republic.

After the Maoists' election victory, deputy prime minister Bamdev Gautam announced all royal monuments in public places would be removed and replaced by statues of "martyrs".

Home ministry spokesman Nabin Ghimire told AFP last week that officials were waiting for the government's formal decision to move the dozen life-size royal statues out of the Kathmandu valley.

"The statues are the heritage of Nepal. They chronicle our history. The government must not wipe out the past by removing them," said Khadka.

"I think the work I do is very worthwhile. People appreciate it. They recognise me for what I've achieved."

Khadka said his self-imposed task has caused him domestic difficulties.

"My wife and children don't respect me because they said I threatened the family's reputation in the society, but I have no regrets."

Khadka, who is funded with donations from friends and well-wishers, started cleaning the statues eight years ago, when the monarchy was faced by a growing and violent Maoist insurgency.

In 2006, a gang of Maoists found him cleaning a statue of Prithvi Narayan Shah, Nepal's founding father.

"Around 40 Maoists who had come to destroy the statue surrounded me. But after an argument, they let me carry on with my work. They knew I had been doing such work for some time," he said.

"Some people think I'm a mad man but I don't care," he said. "I will continue cleaning the statues as long as my health supports me."

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mercoledì, febbraio 11, 2009

Corte dei Conti, Italia, corruzione

La Corte dei Conti ha il compito di accertate e verificare come sono spesi i soldi pubblici ed eventualmente condannare i responsabili al risarcimento.
Anche se la Corte dei Conti non funziona molto bene, è un organo di controllo importante.

Nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2009 la Corte dei Conti lancia l'ennesimo allarme: "Nella Pubblica Amministrazione la corruzione dilaga"
I dati forniti sono allarmanti e dimostrano che l'Italia è uno dei paesi al mondo dove dilaga di più la corruzione.

I settori a rischio sono quelli farmaceutico-sanitari, degli appalti pubblici, dei rifiuti.
Inoltre dalla relazione si legge che le condanne della Corte hanno fatto incassare allo Stato, tra il 2004 e il 2008, circa 34 milioni di euro a fronte di quasi 220 milioni accertati. Una cifra che si è triplicata negli ultimi anni.
Questo significa che i controlli sull'Amministrazione non sono adeguati e vi è una situazione di scarsa efficacia e, secondo il presidente dell’organo, la maggior causa di questa tendenza è la mancanza di trasparenza.

Insomma nella repubblica italiana la corruzione c’è, vive e dilaga.
Ma se i controlli interni ed esterni non sono pienamente adeguati, se c'è una situazione di scarsa efficacia di chi è la colpa se non dello stato ?

Di fronte a questi dati (e non solo) aumenta la sfiducia da parte dei cittadini verso lo stato e le istituzioni e non è solo un problema economico e di equità.
La repubblica ormai è una oligarchia che sfrutta i cittadini che comporta un rischio per la democrazia stessa.


La relazione del Pg Pasqualucci ripercorre le disfunzioni della pubblica amministrazione
Dalla spesa farmaceutica fuori controllo alla tragedia dei rifiuti in Campania
Truffe, tangenti, troppi derivati
La Corte dei conti bacchetta la P.A.
L'allarme del presidente: Italia gli ultimi posti nella classifiche sulla lotta alla corruzione


ROMA - Truffe nei settori della spesa farmaceutica e sanitaria, dei rifiuti, e dei contributi comunitari; opere edilizie incompiute e uso sconsiderato dei prodotti finanziari derivati; danno all'immagine causato alla pubblica amministrazione dai dipendenti pubblici che hanno intascato mazzette; consulenze indebite. E' il quadro della mala-amministrazione, della corruzione e degli sperperi che emerge dalla relazione del pg della Corte dei Conti Furio Pasqualucci - presente anche Giorgio Napolitano - e che, nel 2008, si è tradotto in atti di citazione in giudizio per un totale di circa 1 miliardo e 700mila euro di danni e in 561 sentenze di condanna in primo grado.

E molto forti sono state anche le parole del presidente della Corte, Tullio Lazzato. Che, nella conferenza stampa successiva
all'inaugurazione, ha sottolineato come l'Italia sia "agli ultimi posti nelle classifiche internazionali sulla lotta alla corruzione. Ci sono tanti modi per combattere la corruzione, ma questa lotta si fa soprattutto con i controlli. Perchè, per poter allignare, la corruzione ha bisogno di coni d'ombra".

Rifiuti e Calciopoli. Tra i casi più eclatanti segnalati dal pg, l'emergenza rifiuti in Campania che nel 2008 ha portato alle prime condanne da parte della magistratura contabile regionale per un totale di 650mila euro, ma restano da definire altri due giudizi per un totale di 45milioni di euro di danni, mentre altre istruttorie sono state aperte. E c'è anche Calciopoli: la procura regionale del Lazio ha emesso due atti di citazione, il primo nei confronti di nove persone tra dirigenti, arbitri, assistenti di gara e due giornalisti Rai ai quali si richiede di risarcire 240milioni di euro, mentre il secondo per contestare ad altre nove persone un milione di euro per danni all'immagine e da disservizio.

Sanità e appalti. Sempre per danno all'immagine, la procura della Corte dei Conti della Lombardia ha chiesto risarcimenti per oltre 8milioni di euro alle 14 persone coinvolte nell'inchiesta sulla cosiddetta clinica degli orrori di Milano per interventi ritenuti inutili e dannosi sui malati solo per ottenere rimborsi dallo Stato. Notevoli anche le condanne (77) nel 2008 per danni erariali causati da attività contrattuale, per esempio appalti per la costruzione di strade, scuole o carceri che, a causa di tangenti o sovrafatturrazioni, sono stati eseguiti tardi e male, oppure mai realizzati: le citazioni in giudizio per questo tipo di danno, sempre nel 2008, sono per un totale di 831milioni di euro.

Frodi comunitarie e consulenze. Atti di citazione per circa 79milioni di euro sono invece stati emessi per frodi comunitarie,
in particolare per lo sforamento delle quote latte, mentre il ricorso ai derivatì ha causato citazioni per quasi 46mila euro.

Consulenze esterne e incarichi illeciti sono stati alla base di 96 condanne in primo grado e di oltre 20milioni di euro di danni contestati nelle citazioni a giudizio.

Rischio derivati. In materia di contratti sui derivati stipulati dagli enti locali, è necessario "che il ministero dell'Cconomia proceda con urgenza all'emanazione del decreto legislativo, al fine di dare certezza sia in ordine ai requisiti oggettivi sia soggettivi, con particolare riguardo all'individuazione della qualifica di operatore qualificato". Lo dice ancora Paqualucci, sottolineando "la sproporzione tra il rischio assunto dall'ente locale rispetto a quello ricadente sull'operatore finanziario".

Le cose da fare. Per il presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, bisogna in primo luogo "potenziare e irrobustire i controlli" sulla pubblica amministrazione, per "renderli effettivi nello svolgersi e concreti negli effetti". Pasqualucci sottolinea invece "l'esigenza normativa di una razionalizzazione della spesa sanitaria, da un lato, e, dall'altro lato, dell'approntamento di misure volte al contenimento della stessa". Quanto alle opere pubbliche incompiute, rappresentano un un "gravissimo spreco" delle risorse pubbliche, e sono la "testimonianza più eloquente dell'inefficienza dell'amministrazione centrale e periferica".

Le reazioni. "Mi sono avvicinato al presidente Lazzaro per dirgli che condivido e sottoscrivo riga per riga la sua relazione": a dirlo è il ministro della Giustizia, Angelino Alfano.

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