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lunedì, marzo 29, 2010

In Nepal ritorna la monarchia?

Kathmandu: il presidente del Nepal Ram Baran Yadav spera che il processo di pace in corso possa giungere alla sua logica conclusione di realizzare la nuova Costituzione entro il termine previsto del 28 maggio, ma ha aggiunto che non sarà in grado di farlo visto i tempi stretti e che i partiti non riescono ancora a raggiungere un consenso sulla questione.
"Ci sono poche speranze che il progetto di Costituzione possa essere completato entro il 28 maggio", ha detto Yadav.

Questa dichiarazione giunge in un momento nel quale i media dicono che molti maoisti, dopo la scomparsa di Koirala, vogliono far deragliare il processo di pace e la stesura della Costituzione.
La scomparsa del primo ministro del Nepal Koirala, un importante leader della nazione, ha complicato la situazione.

Nel frattempo Kamal Thapa, presidente del Rastriya Prajatantra-Nepal, leader del partito che chiede la restaurazione della monarchia, ha comunicato tre importanti messaggi.
In primo luogo,Thapa sostiene che adesso la forma e la configurazione del stato del paese sono solo provvisorie.
In secondo luogo, nel cuore e nelle menti di tutti i nepalesi, esistono tuttora profondo rispetto per l'istituzione della monarchia.
E in terzo luogo, vi è la necessità dell'istituzione della monarchia nel Nepal considerando anche la la situazione geo politica del Paese.

Ricordo che il Rashtriya Prajatantra - l'unico partito alla ricerca di un ritorno alla monarchia - continua a chiedere un referendum sulla laicità, la monarchia e il federalismo.

Nel frattempo cresce la paura che il paese possa precipitare in una situazione ingovernabile e in una nuova guerra civile.
Anche se potrebbe sembrare strano ora in Nepal la situazione è molto fluida e la gente sarebbe disposta ad accettare anche la eventualità di un ritorno alla monarchia.
Se la monarchia tornerà o no, sarà il tempo a dirlo.

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New Nepal constitution may not be drafted within May 28: Ram Baran Yadav

Kamal Thapa defends ex-Nepal King’s remarks intelligibly

Il Marocco contro il cancro

La principessa Lalla Salma, moglie del re del Marocco, da presidente della Associazione contro il cancro (ALSC) ha presieduto il lancio ufficiale del piano nazionale per la prevenzione e il controllo del cancro.

Il piano nazionale mira a fornire un'assistenza sanitaria di qualità a coloro che soffrono di questa malattia ed è nato da un accordo tra il Ministero della Salute e diversi attori della lotta contro il cancro. Il piano avrà la durata di 10 anni e i costi dovrebbero essere di circa 1 miliardo di dollari.

Nell'ambito della prevenzione e del controllo del cancro, il programma nazionale intende includere misure di prevenzione, diagnosi precoce, l'assistenza diagnostica e terapia, e cure palliative. Ci sarà anche un programma per la diagnosi precoce del tumore al seno e al collo dell'utero che sarà fatto in oltre 30 centri di screening del cancro in tutto il Marocco.

Tale piano prevede l'istituzione di programmi di prevenzione soprattutto nel campo della lotta contro il fumo, promuovendo un sano stile di vita e la riduzione dei comportamenti a rischio.

Inoltre, si costruiranno strutture, come ad esempio 4 centri oncologici regionali in Safi, Laâyoune, Meknès e Tangeri, due centri di oncologia ginecologica a Rabat e Casablanca, e due centri di oncologia pediatrica a Fez e Marrakech.

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Plan national de prévention et de contrôle du cancer SAR la Princesse Lalla Salma préside la cérémonie du lancement officiel

venerdì, marzo 26, 2010

Perchè votare una oligarchia?

Nelle recenti elezioni regionali francesi circa il 50% degli elettori non si è recato alle urne e quindi quasi un francese su due oggi non se la sente di sostenere i partiti al governo o all’opposizione.
Questo significa che l’emorragia è davvero forte, moltissimi elettori hanno preso la fuga dai partiti e questa alta astensione rende più debole anche le istituzioni repubblicane francesi.


Domanda: Succederà la stessa cosa anche in Italia?
Ancor più che in Francia, in Italia esiste un evidente distacco dei cittadini dai partiti, che spesso si trasforma in disgusto della classe politica e dello stato.

Inoltre i partiti ottengono voti per lo più per la fidelizzazione dell’elettorato militante o per la convenienza oppure per lo spauracchio che possa vincere la fazione politica più lontana dai propri convincimenti politici.
Insomma molti italiani si recano alle urne solo per votare il meno peggio.

In pochi anni si è passato da un periodo durante il quale si votava i partiti di riferimento delle ideologie – finalmente abbandonate – che hanno fondato la repubblica (un fattore non certo esaltante), ad un altro dove c’è una assoluta mancanza di adesione ai partiti.
Una situazione politica del genere avviene solo quando uno stato fallimentare, invece di servire il popolo, diventa ostacolo agli interessi dei cittadini ed infatti si usa sempre più il termine oligarchia.

Dalla prima alla seconda repubblica sono cambiati partiti e c’è stato un ricambio di classe dirigente – il meglio o in peggio è da discutere - ma la repubblica continua ad essere una oligarchia.

Nella cosiddetta prima repubblica l’oligarchia era stabilita dalle ideologie del secolo scorso (l’arco costituzionale) dove chi governava e chi era all’opposizione controllavano il paese.

L’entrata in campo di Berlusconi ha cambiato il mondo politico, adesso ci sono due schieramenti politici che ambedue hanno governato il nostro Paese, ma queste due forze politiche sono le due facce della stessa medaglia, cioè di un regime oligarchico.

Insomma nella prima repubblica l’oligarchia era formato dalla DC e il PCI, adesso dal PdL e PD.

Di fronte a questo disincanto generale verso la politica e le istituzioni, tra gli italiani sta crescendo una presa di coscienza della mistificazione della politica e più in generale del sistema repubblicano italiano.

In questa grave situazione bisogna allora chiederci se questa miscela esplosiva possa produrre una spinta verso l’azione di un contropotere e che possa far nascere una nuova classe politica.

Finora l’elettore, sempre più convinto che tutti i suoi rappresentanti si equivalgono e che sono indegni del suo voto, si limita a lamentarsi a parole senza impegnarsi di prima persona a fare azioni costruttive.

Evidentemente assistiamo solo ad un sintomo di nausea e torpore verso la repubblica perché non esiste ancora una credibile forza politica alternativa al sistema oligarchico che riesca ad attrarre l’attenzione dei cittadini.

In questo periodo di attesa e incertezza è davvero difficile prevedere quello che potrà succedere, mi limito a dire che un popolo non può accettare supinamente un regime oligarchico e che, a meno che non sia ormai morto, deve avere la forza per scegliere il suo destino.